mercoledì 10 luglio 2013

I VECCHI



I VECCHI

Un gerontocomio chiamato Italia. 
Facce che si ripetono ad oltranza, facce che chiosano sorridendo rassicurando sul nulla
dall'alto di una saccente arroganza conferita da un'esperienza fagocitata già da decenni in un mondo che cambia a velocità
sostenibili solo da chi ha orecchi aperti e mente vigile.
Non è il caso dei vecchi.
I vecchi negli apparati di partito, i vecchi dei circoli ARCI, i vecchi che "io ho sempre lavorato", i vecchi che si raffrontano al moderno con la loro inutile ottusità,
i vecchi nelle pubbliche amministrazioni, i vecchi nelle strutture votate all'arte ed alla cultura, i vecchi che tramandano una cultura morta.
Non c'è ricambio, perché chi potrebbe esserlo se ne va.
Non ha tempo da perdere con dei vecchi la cui unica vera capacità è mettere bastoni tra le ruote con ogni genere di malizia.
Non c'è ricambio perché ai vecchi non interessa avere successori, basta bearsi del loro scranno dal quale pontificano di lotte e miserie,
di pani e cipolla e di anni che non sono questi, non sono i nostri, ma non saranno mai i loro nonostante siano loro a restare attaccati alle leve di comando
manco li avessero spalmati di Loctite.
Non me ne frega più un cazzo se hai fatto i moti di Reggio Emilia e ora voti PD.
Sei vecchio, sei esaurito, sei un danno per la nazione.
E pure un traditore.
Se lotta deve essere la prima cosa da fare è togliere i vecchi dai loro posti.
Senza chiedere permesso. 
A calci in culo.
E senza ringraziare.
Che questo casino ce lo stiamo sgravando da soli, grazie a loro e nonostante loro.

lunedì 10 giugno 2013

TEMA LIBERO: COS'E' UNA DEMOCRAZIA

Le democrazie sono entità strane, oserei dire indefinibili.
Il termine stesso è entrato nel novero di quelle parole fagocitate da quel blob gelatinoso e multiforme rappresentato dalla percezione delle parole che la gente ha in questo momento in cui tante parole hanno perso completamente significato.
Provate a chiedere ad un campione di cittadini italiani di descrivere cos'è la democrazia.
Parlo di quei cittadini che vanno a votare e che pensano che un vecchio laido mafioso e corruttore sia la soluzione ai mali del paese o che lo sia, invece quel misto di doppiezza, arroganza ed incapacità rappresentata da quella che vorrebbe dirsi la sua parte avversa, mentre ne è quella speculare.

Provate a chiederlo e vedrete se i risultati non saranno agghiaccianti.

Perché ogni tanto è bene chiedersi come ha fatto questo paese a tornare a questi livelli di ignoranza, termine che in questo caso va interpretato nella sua accezione più negativa.
L'ignoranza di coloro che invece pensano di sapere è un male molto subdolo e molto pericoloso.

E' molto curioso usare il termine "democrazia" quando due partiti scarsamente legittimati decidono di essere le uniche parti addette a delle riforme strutturali dello Stato.
Ed è altrettanto curioso quando si firmano accordi nei quali dalle contrattazioni sul lavoro si escludono delle parti sociali a favore di altre istituzionalizzate nel peggior senso del termine e che hanno dimostrato negli anni con patti scellerati di aver tradito conquiste ottenute col sangue degli operai.

Poi c'è la sentenza Cucchi, che è una sentenza aberrante ma un ottimo paradigma.
Il senso è che il potere ci gode a rimanere impunito e non si fa remora alcuna a sbattercelo in faccia.
Democrazia.
Non è troppo lontano il giorno in cui la sentenza assolutoria sulla strage di Piazza della Loggia a Brescia aveva ribadito il punto. E non saranno mai abbastanza lontani tutti quei casi in cui lo Stato ha assolto se stesso, che sia per coprire stragi di innocenti o per difendersi da inermi cittadini a cui ha tolto indebitamente la vita.
Questo potere, ecco, questa che chiamano democrazia vuole riservarsi il diritto di decidere come e quando ammazzarti e rimanere impunita davanti alle proprie responsabilità.
L'avere la possibilità di poter scrivere anche queste righe perse nel mare della Rete non è democrazia, è la conquista di uno spazio di libertà e guarda caso le torme di politicanti ladri e corrotti del nostro squalificante Parlamento stanno facendosi andare il cervello ulteriormente in pappa cercando di trovare legacci, lacci e lacciuoli alla Rete, senza pervenire a conclusioni che al momento sembrano partorite da una classe di scuola elementare non particolarmente vispa.

D'altra parte seguire su Twitter molti nostri politici è illuminante in questo senso: il livello intellettuale, specialmente se raffrontato a quello di normali utenti con un normale livello di scolarità, è deprimente. Gente che non riesce ad andare oltre il linguaggio dell'attuale politica il cui livello, ne converrete, è un'invito al suicidio per chiunque creda ancora che certi valori fondanti che la Costituzione reclama a gran voce siano imprescindibili; ignoranza profusa a piene mani, sia da politici che dai loro sgherri con il pennino in mano, quella pletora di zecche che sono la maggior parte dei giornalisti; volgarità e pochezza intellettuale che sono lo specchio dell'attuale Parlamento, quindi sostanzialmente ci sarebbe poco da sorprendersi, ma quello che irrita maggiormente è proprio la miseria umana individuale di chi viene designato a rappresentare il popolo che spicca prepotentemente.

Reclamare rappresentanti migliori, per chi crede nella democrazia, dovrebbe essere la base del proprio vivere in comunità con qualche altra decina di milioni di simili, le percentuali di affluenza alle urne, le schede bianche o nulle, i "voti di protesta", oggi sono più di un terzo del paese.

Se ne devono andare, e se non lo capiscono con le buone il futuro non sarà esattamente tranquillo, ed è questo il paradosso, senza dover evocare la Turchia e restando in Italia.
Ristabilire dei principi democratici in democrazia può costare delle vite.

Ed ora cercate di spiegare cos'è la democrazia.




mercoledì 29 maggio 2013

CHI SI FERMA VA INDIETRO




Se volete una conferma di quanto, qui in Italia nell' A.D. 2013, alcuni elementi della specie cosiddetta umana hanno bisogno di essere antropologicamente ricollocati a piacere degli studiosi (basta che non me li collochino accanto), prendete un articolo qualsiasi su uno qualsiasi dei femminicidi qualsiasi e leggetevi i commenti. La maggioranza sono di maschi ma ogni tanto spuntano le vestali del Patriarcato a prendere parola ed avvilirci gli ormoni della crescita.
Niente di così strano per gente cresciuta nell'incipit del "Così è sempre stato e così sarà" o talmente convinte dell'inamovibilità del ruolo del maschio da non concepire nella propria struttura mentale una diversa da quella conosciuta.
Capita. Non solo alle donne e non solo in questo specifico argomento. La tradizione é uno dei punti cardine dell'organizzazione delle nostre comunità, in qualsiasi parte d'Italia si viva.

La mia opinione è che la rivoluzione del concetto di famiglia è iniziato con gli anni '60 e si sta lentamente evolvendo lasciando il maschio sempre più spiazzato. E badate bene che questa rivoluzione sta andando avanti nonostante le veline, i culi in aria in prima serata, il flusso migratorio da paesi con usanze diverse e per niente accondiscendenti ad agevolare questo processo, la frammentazione dei nuclei familiari allargati a causa degli stravolgimenti architettonici e strutturali dei modelli abitativi e, dulcis in fundo, nonostante i femminicidi.

Va avanti perché milioni di donne e di uomini stanno comunque adeguandosi ai ritmi che questa società e questo modello di produzione impongono soprattutto alle classi meno abbienti. E quindi davanti alle grandi decisioni sono sempre più sole. Ma quando decidono sanno di dover imprimere alla loro vita un altro passo, altra energia ed altra forza d'animo a quelle già abbondantemente spremute per vivere con un minimo di dignità.
E allora se una coppia non regge ai ritmi ed alle pressioni di questa epoca spesso trova soluzioni alternative e si separa. Capita. Sono scelte e sono scelte che proprio in quest'epoca possono aprire altri orizzonti, portare cambiamenti e nuova consapevolezza di sè e dei propri obiettivi. Come c'è chi riesce a tenersi unito in virtù di un sentimento assoluto e profondo. Sono scelte. Scelte che si rinnovano di giorno in giorno, in cui la routine comincia a non essere più qualcosa di rassicurante ma una fonte di stress e di infelicità perché tante delle conquiste nei costumi e nel sistema di pensiero cambiate nella seconda metà del secolo scorso non avevano mai avuto riscontro in questa misura nei secoli precedenti ed avevano avuto il merito di agitare uno spettro: quello della felicità.

Essere felici poteva essere possibile.
Questo era il messaggio subliminale, ma non troppo.
Il problema è arrivato sul come gestire la cosa. Come conquistarla davvero, questa felicità.
Liberare certi tabù dalle loro gabbie è stato un passo fondamentale, il divorzio, l'aborto, la discussione sulla sessualità, il concetto di liberazione e di sperimentazione delle proprie emozioni e tendenze.
Ma son processi che se si fermano rischiano di riportare indietro tutto. Queste rivoluzioni non possono fermarsi o avere momenti di stallo; vanno sapute esser portate avanti. E riguardano tutti, non solo le donne.

Chiaramente le forze che da sempre contrastano questo tipo di rivoluzioni ha fatto di tutto e di più per fermare il processo in moto.
Ma è la fiamma della ribellione connaturata all'essere umano che ha reso il processo inevitabile e gli oppositori possono solo ritardarlo.

E questa fiamma sarà ancora più forte tra coloro che ogni giorno, uomini e donne che siano, continueranno a percorrere la strada della conoscenza più profonda di sè, di ciò che si desidera e che si vuole coltivare per essere percorrere una strada verso la felicità e portare felicità a chi ha accanto.
Questo non sarebbe affatto un fattore disgregante. Anzi, aiuterebbe il formarsi di nuclei più forti e più consapevoli perché il punto è: quanto amore riusciamo a vivere nella nostra sfera di affetti.
E quanto sappiamo usare questo amore a beneficio della nostra vita quotidiana.

Tutto ciò perché leggo di una sedicente Miss la quale, una volta (o un'altra volta) zombata di bòtte dal fidanzato e ridotta maluccio assai (milza asportata tra le altre piacevolezze), si è spesa in tali e tanti sforzi di far sapere che perdonava l'amato bene e che lo voleva fuori dal carcere che la sua avvocatessa l'ha mandata, senza tanti complimenti e come si dice a Roma, ammorìammazzata

Purtroppo i presupposti perché ciò non sia solo una metafora ci sono.
La rivoluzione continua, ogni giorno qualcuno fa una scelta.
Qualche volta sono scelte che non riusciamo ad evitare.
Coraggio.

(Nella foto: un comizio di Giovanardi. Alè.)

lunedì 27 maggio 2013

CREDENZE VUOTE





Se mi avessero detto a gennaio (data ultimo post) che a maggio mi sarei ritrovato Enrico Letta presidente del consiglio ci avrei creduto. Oddio, avrei creduto anche a chi mi avesse previsto Mara Maionchi premier, son poche le cose con le quali l'attuale Barnum che frequenta i Palazzi riuscirebbe a sorprendermi.
Come non mi sorprende l'attuale bombardamento a tappeto a cui siamo sottoposti da quando il nuovo Papa s'è insediato al posto dell'Umile Vignaiuolo.
Ed ha subito cominciato a propagare quelle carezzevoli ovvietà che le pecorelle smarrite avevano bisogno di sentirsi dire dopo che l'inquietante maschera mefistofelica del vecchio Papa Rottenmeier turbava fin troppi animi desiderosi di massaggi all'anima. Sapete com'è. E' un periodaccio.

Poi esci dalla bolla papale di bontà, accoglienza e povertà che El Pampa ci propina a mezzo di tutti i dall'1 al 999 più i salotti pomeridiani e ti accorgi che tanto quanto c'è la corsa ai valori di un cristianesimo che ognuno si dipinge come cazzo gli pare, tanto c'è la corsa ad infamare, tradire e cercare di nascondere sotto il tappeto gli stessi valori trasferiti in politica, cioè nella vita quotidiana.

Naturalmente facendo puntualmente passare il tutto come un processo inevitabile, naturale.

Il tradimento dei valori della sinistra, ad esempio.
Le Grandi Masse del vecchio Partito Comunista erano la somma di tanti individui.
E la Grande Massa dei borghesi e dei cattolici che componevano strutturalmente gli elettori democristiani erano anch'essi la somma di tanti individui.

Se ora ci ritroviamo con una destra che si affanna a risdoganare il vecchio fascismo facendo le fusa a quello nuovo e se c'è una sinistra che con questa destra ci va a pranzo e cena con tanto di codazzo razzista e xenofobo leghista, significa che nella trasmissione di valori c'è qualcosa che non va.

Inutile riaffidarsi al solito Guru dell'ovvio se poi quell'ovvio diventa nelle nostre mani un Golem di polvere che serve solo a rappresentare l'ipocrisia del nostro squallido egoismo.
Se c'è una parte politica che brandisce croci e Bibbie ma tollera i baccanali con minorenni  del loro vero Capo Spirituale c'è anche la responsabilità di chi ha venduto il culo dei partigiani e di chi ha lottato negli anni dopo per dare una dignità al lavoro e di chi ha contrastato mafie e malaffari.

C'è la responsabilità di chi ha tradito le lotte per una società laica, dove non è necessario un credo di appartenenza per avere rispetto del proprio pensiero.

A questo, il militante piddino e l'attivista pidiellino (e di questo passo andiamo nella mitologia postmoderna) non pensano.

Ci penserà Papa El Pampa a farci credere che siamo tutti più buoni e più migliori.

Guarderemo ancor di più noi stessi di riflesso e non direttamente, perché nello sguardo riflesso si perderebbe lo schifo dei valori che saremmo disposti a tradire per due noccioline.
Coltivare il proprio spirito è una prerogativa umana e connaturata a tutte le forme di vita, senzienti e non; è una riflessione che ho trovato in vecchi scritti orientali dai quali alcune scuole religiose traggono ispirazione.

Abbandonarsi ad un credo con la ferocia di chi brandisce la Spada della Verità in realtà significa avere perso, qualunque sia questa spada.

In questo Barnum non c'è niente da salvare, se non la forza di chi lotta per vivere, degli immigrati, dei precari, dei nuovi disoccupati, di chi si oppone ad una pacificazione finta come la faccia del Buffo Omino di Arcore, di tutti quelli che nonostante tutto non perdono il sorriso che può ricostruire qualche parvenza di società umana, di società che trascende le categorie e rispetta gli individui.

In questo non bisogna mai smettere di credere.

(nella foto: quanto aveva ragione)

giovedì 24 gennaio 2013

NESSUN PERDONO?

Credo sia giusto da parte mia puntualizzare che questo blog avrà cadenza psichedelica, quindi sarà aggiornato con criteri stabiliti da uno stato mentale temporaneo e sicuramente tangenziale, che avrà come prerogativa principale quella di allenarsi al lancio del sasso nell'oceano per creare uno tsunami.
Che ovviamente al terzo cerchietto avrà fatto il suo.
Ma non tergiversiamo.

L'argomento che mi spinge ad interrompere l'ideale eremitaggio è quello della mancata nomina ad assessore alle politiche sociali di Marco Solimano, ex-Prima Linea, ora presidente dell'ARCI livornese, personaggio che dopo i rituali ANNI di carcere fatti in nome della lotta allo stato ha pagato il suo debito lavorando per altrettanti ed anche di più anni all'interno della politica istituzionale in ambito cittadino qui a Livorno.

Qui, ad oggi, la situazione descritta dal quotidiano locale.

Quello che vorrei capire in questa disastrata ipotesi di Repubblica Parlamentare che ci ritroviamo, è quale sia il limite che separa l'ipocrisia dalla buffonaggine, specialmente da parte di quelle forze che amano definirsi "moderate", anche e specialmente organiche al PD stesso.

Marco Solimano ha fatto parte di Prima Linea, organizzazione armata che ha combattuto lo Stato.
Non ha ucciso, né provocato danni o lesioni permanenti ad alcuno. Ha pagato con anni di carcere e si è riciclato nelle istituzioni, cosa che magari ad altri con percorsi simili può suscitare anche dei giustificati mugugni.

Ma non è da gente che sostiene QUESTO stato che si possono accettare lezioni. Nessuna.
Meno che mai, e sottolineo MENO CHE MAI, dagli attuali politici.

Politici di cui Solimano fa ormai da anni organicamente parte, tendo a sottolineare.

La polemica fa semplicemente leva sulla cattiva coscienza di questo Stato, sulle sue trame antidemocratiche, sulle stragi costate la vita a centinaia di persone, cioè in numero neanche lontanamente raggiungibile dalle vittime cercate e mirate fatte da tutta l'area armata della sinistra extraparlamentare in quasi due decenni di guerra allo Stato.
E' facile ed anche mediaticamente comodo sparare ad alzo zero su chi ha partecipato attivamente a quelle stagioni, meno facile e comodo andare a scavare sulle reali responsabilità di quelle contrapposizioni, su cosa fossero e quale peso abbiano avuto sulla convivenza civile del nostro paese la presenza costante ed attiva di elementi deviati  e terroristi all'interno dello Stato stesso e che hanno determinato il corso della nostra Storia a suon di morti, ben oltre la stagione del terrorismo, di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, del treno Italicus e della Stazione di Bologna e via dicendo e legandosi a settori della criminalità organizzata come la controversia tra politica e magistratura sulla trattativa stato-mafia in seguito alle stragi di Capaci e Via D'Amelio paiono dimostrare.

E ancor meno facile e comodo è chiedere conto della presenza nelle istituzioni di elementi che si dimostrano, senza neanche la decenza di nasconderlo, confortevolmente piazzati a sostegno di idee dichiaratamente fasciste, cioè quelle idee contro le quali e combattendo, è nata la nostra Repubblica.

Quindi trovo semplicemente ipocrite e mistificatorie le ragioni esposte dai politici sia di destra (e vabbè, non che mi aspetti niente di alcunché da quel branco di sinistrati mentali) che, specialmente, di sinistra i quali invece di allargare finalmente il dibattito alle reali responsabilità di quelle stagioni preferiscono dirottare il dibattito sul versante sempre sicuro degli applausi del popolo bue, ben sapendo che solo il carico di morti civili innocenti che portano sul groppone è ben più cospicuo e molto meno mirato.

Mi pregio di ricordare che oltre alle stagioni degli anni di piombo abbiamo avuto il privilegio di scampare a due colpi di stato militari (De Lorenzo e Borghese), ad una struttura paramilitare e politica (Gladio) e ad una struttura eversiva infiltrata ad ogni livello dello stato (la loggia massonica P2, quella di cui Silvio Berlusconi aveva la tessera n* 1816).

Quindi mi sento, innanzitutto, di rivolgermi a quelle "familiari di vittime del terrorismo" dicendo che non dovrebbe essere riconosciuto loro, in nome di un esclusivo e personalissimo dolore, il diritto di calpestare l'altrettanto esclusivo e personalissimo dolore delle vittime dello stato stragista e che dovrebbero cominciare proprio loro, che pretendono di rappresentare uno Stato che ha altrettanto e forse qualcosina in più da farsi perdonare, soprattutto quello che indossa le divise delle forze dell'ordine, a fare un minimo di autocritica riguardo quelle stagioni e le conseguenze che ne sono derivate. Perché fare le vittime del "dovere" è allora un diritto anche di chi quello stato nero, golpista e stragista nonché assassino lo ha combattuto.
E da parte di un corpo che ha ricevuto la gratifica di "lesivo dell'immagine del paese" come lo è stato la Polizia di Stato per i fatti Genova e non solo dei preposti organismi europei non penso sia il caso di ricevere lezioni di etica.
Il rispetto è un qualcosa che si merita, e il merito si ottiene ammettendo le proprie responsabilità.

O potremmo chiedere a gente come Tina Anselmi (democristiana), ad esempio, quanta voglia abbia questo stato di farlo.

Ma chiedere di abbassare anche loro la testa e riflettere ed ammettere le proprie responsabilità ed aprire una stagione differente di confronto sociale nei confronti dei cittadini che aspirano ad una giustizia sociale concreta e non fatta solo di discorsi di facciata, di convenienza e di personale profitto politico non è nelle corde di questa gente.

Traditori e mistificatori, che aprono le porte a chi infanga gli ideali dai quali è nata la nostra Repubblica mettendo il tappeto rosso al fascismo del nuovo millennio in spregio alla democrazia e all'Italia per cui in tanti hanno versato il sangue per toglierla di mano ad un dittatore criminale che dopo aver distrutto una nazione se ne stava pure scappando con la divisa dell'esercito di un'altro paese, opportunisti che non hanno niente da trasmettere alle nuove generazioni se non la loro rivoltante sete di potere,

Tutto ciò mi sembra sia diventato una semplice prova di forza proprio da parte di quegli apparati deviati e delinquenziali dello stato che tuttora sono vivi ed agiscono indisturbati, nei confronti di chiunque o qualunque cosa abbia voglia di continuare a pensare che qualcosa potrebbe cambiare.
Con le armi o no.
Sono aperto a confutazioni motivate e circostanziate.

E credo che sia anche finito, di conseguenza, il tempo di tollerare l'antistato dentro lo stato a questo punto. Tutto, Costituzione alla mano se vogliamo fare i pignoli e neanche troppo.
Che poi della Costituzione e di quanto sia preziosa ed autorevole ne riparliamo un'altra volta, specie ed alla luce dei governi del Buffo Omino di Arcore.

La cattiva coscienza della sinistra è l'ombra proiettata sulla nostra società dalla cattiva coscienza dello stato.

Qualcuno dei nostri politichetti di questa sedicente sinistra dovrebbe avere la dignità di ricordarlo, ogni tanto.

P.S. L'Umile Vignaiuolo stavolta non c'entra un cazzo ( oddio, se ne può parlare) però dice che se non lo metto di mezzo ormai se n'ha a male, sicché ho messo la foto.






mercoledì 10 ottobre 2012

DALLA CULLA ALLA TOMBA



Negli anni in cui è imperversato il berlusconismo si è creata presso una non esiziale
fetta di popolazione l'idea che i tempi avessero dato una svolta epocale alla concezione stessa
del vivere.
Con l'arte e la bellezza, semplicemente, non si mangia. Punto.
Il modello rampantista, "vincente", dell' "abbiamo l'esclusiva", del profitto prima di tutto,
dello status che ti dà un'identità, della devozione totale ed incondizionata al Dio mercato, era
diventata la Religione a cui piegarsi senza se e senza ma.

E l'italietta delle madonnine che piangono, dei Padripii, della FamigliaPrimaDiTutto, delle
riviste gossippare e delle Tv biscionate se n'è stata buona per un bel ventennio a godersi lo
spettacolo della Caporetto del riscatto sociale, del libero pensiero, dei "comunisti" e della
concezione solidale di società pensando che finalmente eravamo diventati il migliore dei mondi
possibili.
Ora, con tutto il rispetto per la categoria dei primati, quest'italietta è rimasta col culo per terra
e senza neanche quel quid di tenerezza che le scimmie possono suscitare.

D'altra parte se ci si affida ad un condottiero ignorante come le capre di Castellina, che parla
di Romolo e Remolo, che vuole andare a trovare papà Cervi, che va all'estero ad ostentare un inglese
degno di mio nonno che parlava solo marchigiano stretto, che negli anni ha conquistato all'estero
la stima di una manata di merda e che ora sta cercando di salvarsi il culo con la dignità di uno Schettino
la dice lunga sui processi mentali di certi miei connazionali.
E la dice lunga sul perché dei campi di rieducazione maoisti.

Perché, facciamoci il callo, questa nazione pullula di deficienti.
Nel più stretto senso etimologico del termine.
Deficienti nel ragionamento, deficienti nello stabilire un concetto di bene comune, deficienti per carenza di
sforzo nel cercare un perché della loro esistenza al di là del "produci, consuma, crepa".
Deficienti nel loro assoggettarsi a qualsiasi autorità che li rassicuri della loro mediocrità.

Siamo quelli abbandonati dal Re l'8 settembre e che per poco rivotano per la Monarchia.
Siamo quelli che abbiamo lasciato due stati esteri dettare l'agenda politica nazionale pensando che sia normale (parlo di USA  e Vaticano) tanto che ora abbiamo lasciato aggiungere la BCE e l'UE al tavolino senza fiatare perché il Buffo Omino di Arcore s'è rivelato per quel che era: un cialtrone col senso dello Stato di un mattone foratino a cui interessava solo pararsi il culo.

E siamo quelli che hanno dato retta a uno come Marchionne.
Che ora, dall'alto delle sue Multiple, Dune, Stilo e Argente sfornate grazie a copiosi interventi direttamente dalle nostre tasche, chiama Firenze una città "piccola e povera".

Ora, visto che per dar retta a questo ennesimo venditore di lozioni miracolose composte da acqua di fogna e rannata di pavimento di officina ci siamo giocati 30 anni di lotte e di diritti, direi che sarebbe anche l'ora di riflettere un attimo.

Non su di lui, che l'effetto ha sempre una causa.

Ma sulle Camusso, sui Bonanni e sugli Angeletti, ad esempio.
Sugli Ichino. Sui Renzi che gli danno retta poi dicono di essere stati fregati.
Sui Monti e sui Passera.

Sarebbe l'ora di riflettere sul fatto che andare in piazza a far sfogare a suon di manganellate battaglioni
di pezzi di merda in armatura strafatti di cocaina non serve più a un cazzo.

Perché il prossimo venditore di lozioni potrebbe essere quello che ci darà il veleno definitivo, quello da cui
non si torna indietro.

Eravamo la culla dell'arte e della cultura.
Vediamo di non diventarne la tomba.


mercoledì 3 ottobre 2012

SALLUSTI E FIORITI SARETE VOI


L'abitudine nel generalizzare, a quanto pare, evita analisi più approfondite che potrebbero dare
come risultato esiti imbarazzanti per coloro che si lanciano in frasi e slogan
buoni per strappare l'approvazione di quella parte di popolo al quale basta un'affermazione
completamente opposta detta con altrettanta sagacia comunicativa per ripartire con moti di approvazione
ancora più entusiasti.

Stiamo parlando di un'area affaristica (PDL e amici) sostenuta da una base nella quale si possono
riconoscere, certamente, elementi non avulsi nei comportamenti da altre parti politico-affaristiche,
ma che sotto l'ologramma di un omino buffo e poco acculturato che non s'è fatto da sè manco per il cazzo
ma fa tanto figo dire il contrario, s'è crogiolata pensando d'essere finalmente
salita sul carro vincente nel mentre si risdoganava la peggiore feccia fascista, mentre a Genova
la Polizia di stato gettava discredito sull'Italia presso il mondo intero (e ora c'è tanto di timbro della Cassazione)
e mentre mafie ed organiizzazioni criminali di ogni risma si spargevano tranquillamente a macchia d'olio
in tutto il paese e tutto ciò mentre stavamo entrando nella crisi più buia del dopoguerra mentre i conducenti,
il buffo omino in testa, dicevano che tutto andava bene e che la crisi era un'invenzione della stampa comunista.

Questa base sì, è ben rappresentata da un Sallusti che pubblica un fondo infamante e falso contro le donne e
contro la magistratura, viene regolarmente condannato anche perché il suo avvocato non ha ritenuto necessario
alzare il culo al processo di primo grado e fare il suo dovere, e va ospitato con tanto di tappetino a starnazzare
in TV delirando di libertà di opinione e deontologia professionale, cose che a un sacco di merda come Renato Farina, cioè l'estensore
dell'articolo tenutosi ben al sicuro nell'anonimato fino a quel momento, riguradano quanto l'uso di un kit da batterista
per un monco da entrambi i bracci. E anche a lui stesso, propinatore e dispensatore di anni e anni di galera, torture e pene corporali
dal suo giornale e dalle poltrone dei salotti TV dove viene regolarmente ospitato.
E quelli che sono caduti in questa manfrina naturalmente coprono un arco che va fino all'emiciclo opposto di quella porcilaja
a cui è ridotto il Parlamento, gente che sputa e sentenzia senza neanche sapere di cosa cazzo sta parlando ma che sceglie
l'unica strada della convenienza politico-affaristico; troppo estroso sarebbe stato dare la propria solidarietà alla ragazzina 13enne
costretta ad abortire, cercando di garantire a lei ed a altri innumerevoli coetanei che di fronte a famiglie e situazioni
socio-economiche improponibili per un paese civile cercano se non altro di crescere senza lasciarci la pelle.
Troppo estroso dare solidarietà ad un magistrato che ha lasciato alla mamma ed alla ragazza libertà di coscienza, esercizio che
di questi tempi sembra più un'azione situazionista che un diritto dell'individuo.
Queste merde hanno paura a confrontarsi con qualsiasi cosa ricordi la legalità, quando ad andarci di mezzo è un rappresentante del loro
circo.
E' lì che si ricordano che la galera è dura.

Non quando fanno massacrare e torturare ragazzini, come a Genova, o come quando sbattono dentro gente che si oppone ai loro traffici criminali
nei confronti dei cittadini e della natura come in Val Susa.

Difatti si sono ben guardati dal rendere ammissibile il reato di tortura per l'ennesima volta.
L'unica consolazione è che questo vale per tutti, non solo per le Forze dell'Ordine.
Chi ha visto "Le Iene" di Tarantino ha capito di cosa parlo.

Per quanto riguarda Fiorito no signori, io non sono come lui e conosco tanta altra gente che non è come lui.
E il dire che negli stessi suoi panni avremmo fatto lo stesso è per quelli come noi profondamente offensivo e diffamatorio.
Siamo in tanti a non essere nei suoi panni proprio perché non ci vogliamo stare. Perché quel mondo ci fa schifo.
Perché abbiamo sempre preferito credere alla novella per cui il lavoro onesto paga e ci permette di
essere sereni almeno nel nostro ruolo sociale. E siamo in tanti ad aver fatto a meno di favori e raccomandazioni, di pensioni d'invalidità  regalate, di posti sicuri, di leccare il culo, di vendersi per due o due milioni di briciole.
Fate finta di non vederci ma ci siamo.

E quando dite che gli italiani sono tutti dei Fioriti, per favore rivolgetevi a qualcuno di casa vostra. Va bene anche uno zio.
Ho sentito abbastanza qualunque pezzente investito grazie a nomine di partito ad una carica pubblica dire che "gli italiani vogliono" questo e quello quando nella realtà sta parlando di uno sparuto gruppetto di gente rimbambita a tappeto da un'informazione che attualmente viene ritenuta libera ai livelli di paesi che qualcuno da queste parti ritiene terzo o quarto mondo.

L'analisi perfetta del fenomeno l'ha data comunque il solito eroe peone, Antonio Piazza, che poi insomma tanto peone non è, visto che è  presidente dell'AIER di Lecco  e politico PDL. Il signor Piazza occupava regolarmente un parcheggio per disabile con la sua Jaguar e quando un legittimo aspirante a quel posto gli ha fatto rimuovere l'auto gli ha prontamente squarciato le gomme.

E' tutta qui questa gente. Gente che per un privilegio non guarderebbe in faccia niente e nessuno e se per caso viene richiamata alla convivenza civile indossano subito l'abito del bulletto da bar sicuro di ogni impunità.
E ancora non si sente l'esigenza di chiederci cosa cazzo ci fa ancora gente di questo spessore in quei posti, gente come l'ineffabile Avvocato Paniz, gente come Micaela Biancofiore  che chi non la conosceva e l'ha vista per la prima volta ieri su La7 avrà pensato ad un cyborg, gente arrivata ai palazzi senza dare un minimo peso specifico alla propria dignità e come tutti quegli zero che impestano i mezzi di comunicazione profumatamente sostenuti da soldi pubblici, per non parlare dei loro stipendi.
Non c'è molto altro da dire su di loro.
C'è da dire che sono stati legittimati ed accompagnati per mano anche da chi doveva vigilare sull'onore delle istituzioni.
L'onore.
Vabbè.

Ed è gente quindi con il cui modo di vivere non voglio avere nulla, ma proprio nulla, a che fare.
Quindi SIETE tutti Sallusti e SIETE tutti Fioriti.

Ma questo lo sapevamo già.

(nella foto: uno spot in vista delle prossime elezioni USA)

mercoledì 26 settembre 2012

GIORNALISTI VIL RAZZA DANNATA



Pare che Napolitano in persona stia seguendo il caso.

Quando poi arriverete alla fine del post tornate in cima e rileggete la frase d'apertura, altrimenti non rende bene l'idea.

Quei valorosi che mi hanno già letto sanno benissimo cosa posso pensare di quel succedaneo della carta igienica chiamato "Libero".
Ora succede che il suo direttore, testa-a-ginocchio Sallusti, rischi di andare in galera in quanto direttore responsabile per via di un articolo scritto sotto pseudonimo da tal Dreyfuss.

Il primo scritto a difesa di Sallusti che ho letto è stato quello di Vittorio Feltri, il quale puntualizzava che durante i processi di primo e secondo grado il paladino dell'informazionehehehehe berlusconiana è stato praticamente mollato dal suo avvocato, il quale semplicemente non si è preso neanche la briga di andare in tribunale al primo grado, mentre nel secondo è dovuto intervenire quello d'ufficio come per un tossico qualsiasi.

Ho subito ricollegato la faccenda a quella del disabile che per lo stesso motivo poco tempo fa rischiava di andare in galera per una multa.
Va da sè che NESSUNO ha minimamente fatto presente che la Legge potrebbe essere almeno rivista.

E altrettanto ovviamente, invece, la levata di scudi bipartisan - io direi bipolare - a difesa di Sallusti è stata immediata e massiccia; magari sarà perché una multa, comunque va pagata mentre la libertà d'opinione è sacra.

Allora vediamo quanto c'entra la libertà d'opinione, ad esempio andandosi a leggere l'articolo.

La fonte è la rassegna stampa della Camera dei deputati. Provate a cercarlo da qualche altra parte.

Bene, quindi trattasi di una tredicenne rimasta incinta che chiede, col sostegno della madre, di abortire presso un giudice tutelare e questi concede loro libertà di scelta.

L'articolo è orrendo, ma soprattutto FALSO.
Ed è proprio in quello stile giornalistico di cui "Libero" e il "Giornale" hanno fatto il proprio vessillo: la mistificazione e la destrutturazione della realtà al fine di infangare idee e concetti avversari, quando non le persone. Ogni tanto qualcuno si sveglia e querela. E i due succedanei della carta igienica pagano.

Non credo sia necessario ricordare che queste due fanzine berlusconiane ricevono fior di quattrini grazie alla legge sull'editoria.

Ora, non vedo cosa c'entri la libertà d'opinione con questo modo di fare giornalismo. Cioè, con il giornalismo propriamente detto.

Non vedo cosa si cerchi di difendere quando QUESTO modo di fare giornalismo è la regola quando c'è da parlare di dissenso a questo sistema.
Gli attuali quotidiani sono fogne a cielo aperto. Dai quotidiani locali che sono semplicemente veline di questura, prefettura e poteri locali, ai quotidiani nazionali dove ormai la sciatteria ed il dilettantismo mediatico, uniti ad una vigliaccheria e ad un servilismo difficilmente riscontrabili in altri paesi più democraticamente evoluti, rendono i suddetti fogli niente più che dei bollettini da comitato d'affari.

Stavolta è toccata a Sallusti, uno dei motori della macchina del fango berlusconiana e stavolta rischia la galera.

Bene, io non solo spero che ci finisca, ma soprattutto che sotto processo ci vada proprio quel modo di fare giornalismo. E non è affatto una battaglia sulla libertà d'opinione.
Sappiamo benissimo che ormai è un fatto culturale, una pratica costante e ripetuta e soprattutto che le pene pecuniarie non sono un deterrente, perché dietro ci sguazzano editori che possono tranquillamente pagarsi le infamie che fanno pubblicare.

Stendiamo il velo su quanto pietoso sia l'ordine dei giornalisti e riprendiamo il filo iniziando da questo semplice articolo di Alessandro Robecchi che più sobriamente non invoca la galera ma che pone il problema da una prospettiva ben più ampia e precisa rispetto alle solidarietà di casta arrivate senza neanche capire di cosa si sta parlando.

Tutto ciò quando si usa un mezzo d'informazione pubblico, pagato con soldi pubblici e dove scrive gente che quando non mistifica a mezzo stampa se ne sta, invitata e riverita, nei salotti televisivi di ogni ordine e grado a spiegare la rava e la fava al popolo bue.

Io me ne batto i coglioni delle loro opinioni. Non ne ho bisogno. Voi non ne avete bisogno. Noi non ne abbiamo bisogno.
Io me ne batto i coglioni del loro modo di informare stile "Prodi/Telekom Serbia" o col metodo-Boffo (con la più che sospetta difesa a gazzosina da parte della Curia verso il tapino) o delle millanta occasioni in cui il giornalismo peracottaro dei menestrelli berlusconiani è stato beccato con le mani nella marmellata.

Io me ne batto i coglioni se Sallusti rischia la galera. Che ci vada, se la Legge dice così.
E specialmente quando il suo amato Pilvio è uno che va a giro con più avvocati che capelli in testa mentre lui, poranima, ne aveva uno che sul più bello si squaglia.

Il problema è un altro.

Nessuno, e quando dico nessuno non intendo Ulisse, s'è sognato di porre il problema di come invece i ventilatori pieni di merda che questo modo di fare giornalismo rappresenta, vadano spenti.

Perché 1) Se vuoi infamare qualcuno mi fai il cazzo del favore che non lo fai coi soldi dei contribuenti (e parlo anche delle testate locali), ti fai la tua fanzine o il tuo blog con diritto di replica e poi vediamo in quanti ti danno retta.
2) In caso di riconosciuta colpevolezza nel reato di falso e diffamazione, specie se aggravata e continuata, si chiudono i contributi statali, si chiude il giornale e le rotative date a qualche cooperativa. La galera, in realtà, non serve a cazzo, a nessuno, ma nel caso del dispensatore di ergastoli e pene di morte di cui stiamo parlando non mi sento di negargli la conoscenza del nostro stimato patrimonio carcerario, possibilmente in cella con gente tipo Er Batacchio e lo Squartapaperi.
3) Abbiamo la stima della nostra libertà di stampa che è vergognosa solo da dire. Credo siamo più o meno valutati come un sultanato o giù di lì. Eppure mandano questi esseri inqualificabili a pontificare come stimati opinionisti dagli schermi TV, quella che se non paghi il canone ti pignorano il mezzo. Mi sembra cosa buona e giusta, quindi, adeguarne le sanzioni.

Perché si vuol far passare per una battaglia sulla libertà d'espressione qualcosa che con la libertà d'espressione non ha nulla a che fare.
E siccome io penso che se uno come Sallusti rischia la galera PERCHE' L'AVVOCATO S'E' SQUAGLIATO, ho tutte le ragioni per poter supporre che siamo ad un bis dell'attentato a Belpietro. Che era finto, mi pregio di ricordare. E che semmai si vuole incanalare la discussione su un binario completamente diverso da quello su cui era stata impostata la campagna contro la legge ammazzablog.

Ancor più chiara mi diventa la faccenda vedendo come e qualmente l'ondata di lai sia stata bidirezionale - io direi ancora bipolare - perché se mai la discussione si spostasse VERAMENTE su un certo modo di fare informazione di questi tempi se ne vedrebbero delle belle. E a nessuno di questi farebbe piacere.

Quindi, ricapitombolando, che la giustizia faccia il suo corso nel paese dove c'è il reato di clandestinità e dove per una canna puoi rovinarti l'esistenza. Nel paese della Diaz, dei Cucchi e delle onde radio Vaticane.

E ora andatevi a rileggere la frase d'inizio.

venerdì 21 settembre 2012

LA SATIRA COME ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA


PREMESSA: questa vignetta è di Ellekappa, alias Laura Pellegrini, a mio parere una delle migliori vignettiste satiriche in giro, se non la migliore. Non la invitano ai talk show. Fine della premessa.

Certo che ci mancherei io a spiegare al volgo cos'è la satira.
Io sono un utente. Al quale però la satira piace, e piace come concetto.
Mi piace perché scardina proprio quell'area di pensiero per cui qualcosa diventa intoccabile, sacro, immune e quindi non giudicabile dai comuni mortali.

Sticazzi.

Cominciamo col dire che sono proprio gli intoccabili che dalla notte dei tempi sembra vivano con la costante preoccupazione di giudicare quello che fanno i comuni mortali, quando non dettano direttamente le regole per gli stessi.
E diciamo pure che anche il "politicamente corretto" è un'astrazione che ognuno cerca di plasmare a seconda delle proprie paturnie e che quindi, comunque la si veda, ha origini quanto meno sospette.

E comunque c'è la satira cosiddetta "intelligente" o "politicamente corretta" che annovera tra le sue fila anche soggetti validi e che ogni tanto infilano anche la battuta da applausi e c'è anche la stira sguaiata, senza freni nel cercare ed infilzare i propri bersagli e che non risparmia nulla e nessuno, anzi in special modo proprio quelle icone che vengono ritenute (e si ritengono) intoccabili.

Ma sono e restano vignette. Istantanee di una critica sociale che comunque cova nelle parole della gente, di certe parti di popolo, quelle che sono in qualche maniera il termometro di sentimenti ai quali ci si lascia spesso prendere quando si percepisce, netta e perfettamente a fuoco, la distanza che c'è fra noi e quello che da sempre è il cosiddetto "senso comune", o almeno quello che le elìte dominanti ci vorrebbero imporre.

Posso trovare una vignetta inutile, la battuta inefficace, il bersaglio sbagliato, il concetto volgare ma lo stesso concetto lo posso applicare sia a qualsiasi altra forma d'arte sia a quello che ci viene somministrato dai media istituzionali.

Ad esempio, io trovo il programma "Uomini e donne" di una volgarità e di una grettezza incommensurabili.
Cosa dovrei fare? Chiederne la chiusura? Ma neanche per idea.
Chi ama quel genere di programmi deve godersi il suo inferno fino in fondo. E' quel soggetto che permette al programma di esistere da tanti anni.
Per me quel programma non esiste. Non lo guardo. Punto.

Se vogliamo combattere le implicazioni sociali e le ripercussioni sulle menti di chi lo guarda (roba che già il parlarne mi fa venire il giramento di coglioni) niente di meglio che esprimere la propria visione in maniera appropriata quando eventualmente c'è l'occasione di farlo. Non do per scontato che tutti abbiano in ogni occasione il coraggio di esprimere le proprie idee ma visto che nell'epoca della Rete c'è modo di farlo nei più svariati e variegati ambiti, può essere un occasione per dare un contributo.

E veniamo al punto.

Tanto per essere chiari credo che tutta la manfrina sul film blasfemo e sulle vignette su Maometto sia funzionale ad una ulteriore stretta sulle libertà civili ed individuali per chi vive in Occidente. Ma non c'è niente di meglio che una causa religiosa per scatenare una bella repressione, magari condita con qualche atto terrorista ad hoc per preparare meglio i cittadini a qualche legge stile Patriot Act.
O a qualche milione di telecamere, satelliti, intercettazioni ed amenità del genere.

E le religioni, si sa, non si sono mai tirate indietro nel dare una mano. Pochi giorni fa l'Umile Vignaiuolo se n'è uscito con una battuta che avrebbe vinto il premio FACCIADACULO non dell'anno ma della storia dell'umanità.Sarebbe a dire che il capo della congrega che nella storia ha compiuto più omicidi e stermini di massa quando non genocidi, viene a raccontarci che "UN CREDENTE NON UCCIDE".

E non desidera la donna d'altri, naturalmente.

In altri, e per fortuna più tranquilli ambiti, si è polemizzato su una vignetta di Vauro che ritraeva la Ministra Fornero in abbigliamento decisamente non consono ad una Ministra della Repubblica alludendo ad una sua conversione al cosiddetto mestiere più antico del mondo (che non è poi neanche vero, sono nati prima i cuochi).

La vignetta è stata giudicata sessista, altri invece l'hanno giudicata soltanto stupida.
Per me è entrambi, ma è un'opinione personale, visto poi che pur considerando meritorie tante cose fatte da Vauro credo che è proprio come vignettista che dà il peggio di se.
Ma non per il sessismo o altro, è proprio che raramente azzecca le battute.

Ellekappa, per dire, è su un altro pianeta.

E comunque anche chi ha contestato come sessista la vignetta una volta messo il puntino sulle I è passato/a (più a che o) oltre. E ci mancherebbe. Si passa oltre le vignette e si ricomincia, semmai, a preoccuparsi della radice del problema. Quello che poi genera le vignette che non fanno ridere, o sono sessiste per compulsione , o semplicemente sono così becere che si fa fatica a considerarle satira.

Non sono state fatte fatwe, nè manifestazioni, nè fiaccolate, nè è stata fatta saltare in aria la redazione di Anno Zero.
Si va oltre.

Quando per un film o una vignetta si fomentano i peggiori istinti e le peggiori convenienze significa che in arrivo c'è un piatto che non ci piacerà per niente.

Resistere significa continuare a pubblicare e leggere tutte le cazzo di vignette che i vignettisti ritengono di fare e continuare a far uscire tutti i film che i produttori ritengono di voler fare uscire.

E' al cervello, che vogliono farci rinunciare.
Meglio fargli capire che questa guerra la perderanno, sempre e comunque.


mercoledì 19 settembre 2012

PATROCLO E CAVANNA



Non ho ancora ripreso i ritmi da blog e da blogger, per il momento mi sto buttando con tutti e due i piedi per tacer del resto sulla musica. Gli Stella Maris Music Conspiracy hanno cambiato formazione e non appena il nuovo elemento si sarà completamente integrato partirà finalmente il carrozzone disco/concerti/gadgets/ nonché subito la preparazione del secondo disco. Contemporaneamente assieme ad altri delinquenti abbiamo messo su una band acustica per poter suonare anche nei locali più adatti a suoni meno rumorosi e, tanto per non farmi mancare nulla ho avviato anche un progetto da solista al quale collaboreranno svariati musicisti della zona.
Insomma, di noia non muoio.

In ambito internettesco il tempo a disposizione lo sto usando più per gestirmi il Tumblr del Tafferuglio, che ho chiamato Patroclo e che al momento dice molto più precisamente quello che vorrei dire e cioè che al momento non ho molto da dire a parole.

Riesco a sfogliare pochi blog, quelli a cui sono più affezionato.
Ad esempio, quello del Venturi del quale vorrei segnalare a quei pochi che non l'hanno ancora letto lo splendido post "Sonni tranquilli" nonché l'ultimo "Gente serissima" , roba alla quale non ho da aggiungere proprio nulla se non qualche bestemmione di contorno.
E poi quelli che sono nel blogroll, ma mai attentamente e profondamente come vorrei e come meriterebbero gli autori.
Verranno tempi migliori, probabilmente.

Una cosa, però, ve la riporto qui pari pari e con il consenso della fonte a cui ho attinto; il blog "Imbuteria" che consiglio caldissimamente nonostante sia su quel cesso di piattaforma che è wordpress.

E' un breve scritto di François Cavanna intitolato "Voi". Breve, coinciso e che andrebbe inciso in rilievo in ogni Municipio, in ogni strada, in ogni bar. Ovunque.


“Voi,

i cristiani, gli ebrei, i musulmani, i buddisti, gli scintoisti, gli avventisti, i panteisti, i testimoni di questo e di quello, i satanisti, i guru, i maghi, le streghe, i santoni,
quelli che tagliano la pelle del pistolino ai bambini,
quelli che cuciono la passerina alle bambine, quelli che pregano ginocchioni, quelli che pregano a quattro zampe, quelli che pregano su una gamba sola, quelli che non mangiano questo e quello, quelli che si segnano con la destra,
quelli che si segnano con la sinistra, quelli che si votano al Diavolo, perché delusi da Dio,
quelli che pregano per far piovere,
quelli che pregano per vincere al lotto, quelli che pregano perché non sia Aids, quelli che si cibano del loro Dio fatto a rondelle, quelli che non pisciano mai controvento,
quelli che fanno l’elemosina per guadagnarsi il cielo,
quelli che lapidano il capro espiatorio, quelli che sgozzano le pecore, quelli che credono di sopravvivere nei loro figli, quelli che credono di sopravvivere nelle loro opere,
quelli che non vogliono discendere dalla scimmia, quelli che benedicono gli eserciti, quelli che benedicono le battute di caccia, quelli che cominceranno a vivere dopo la morte…

Tutti voi,

che non potete vivere senza un Papà Natale e senza un Padre castigatore.

Tutti voi,

che non potete sopportare di non essere altro che vermi di terra con un cervello.

Tutti voi,

che vi siete fabbricati un dio “perfetto” e “buono” tanto stupido, tanto meschino, tanto sanguinario, tanto geloso, tanto avido di lodi quanto il più stupido, il più meschino, il più sanguinario, il più geloso, il più avido di lodi tra voi.

Voi, oh, tutti voi

NON ROMPETECI I COGLIONI!

Fate i vostri salamelecchi nella vostra capanna, chiudete bene la porta e soprattutto non corrompete i nostri ragazzi.

Non rompeteci i coglioni, cani!”

François Cavanna